Spazio Giallo in carcere

Lo Spazio Giallo nel carcere è il luogo dedicato ai bambini. Qui gli operatori possono intercettarne i bisogni, accoglierli in uno spazio dedicato a loro, dove si preparano all’incontro con il genitore o decantano il disagio del distacco.


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Lo Spazio Giallo è un sistema di accoglienza, attenzione e cura delle relazioni familiari in detenzione con al centro l’interesse del bambino. È uno spazio dove i bambini e le loro famiglie sono seguiti da operatori professionali, un luogo, a loro misura, che prepara al colloquio con il genitore detenuto.

L’esperienza dello Spazio Giallo è nata nel 2007 nel carcere milanese di San Vittore (vedi foto). Oggi è una Rete di accoglienza attiva in Lombardia, Piemonte, Marche, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. Lo Spazio Giallo è parte del Sistema Spazio Giallo, un progetto-intervento che porta avanti un approccio globale di attenzione e cura delle relazioni familiari quando un componente delle famiglia è detenuto, con al centro l’interesse del bambino. È un sistema ‘relazionale’ integrato che prevede l’adozione di particolari linee guida e di una formazione specifica degli operatori di Bambinisenzasbarre.

 

Lo Spazio Giallo nel carcere è un sistema che prevede linee guida e formazione per un approccio relazionale che investe il carcere nell’attività di accoglienza ambientale diffusa. Interventi di attenzione e di cura al bambino che entra in carcere. Interventi di sostegno al nucleo familiare. Osservatorio di ricerca permanente. Un programma di formazione per la polizia penitenziaria che concilia accoglienza sensibile, controllo e sicurezza.

Lo Spazio Giallo è anche uno spazio in cui il bambino si prepara all’incontro e un percorso riservato ai bambini per attenuare l’impatto con un ambiente potenzialmente traumatico e consentire al bambino di orientarsi.
Spazio Giallo in carcere è:
• il luogo dove intercettare il disagio e garantire il diritto al mantenimento del legame genitoriale;
• il luogo strategico di connessione tra l’interno e l’esterno del carcere;
• il luogo di attivazione della rete istituzionale, in particolare con la Polizia Penitenziaria;
• il luogo di attivazione della rete sociale esterna, per raggiungere tutti i servizi che il territorio prevede;
• il luogo d’incontro con le famiglie e servizio di informazione e consulenza.

Il bambino che entra in carcere ha bisogno di orientarsi nei luoghi e nei momenti che andrà a vivere, riconoscendoli. Per questo lo Spazio Giallo è organizzato da due elementi:
– uno spazio fisico e relazionale, Spazio Giallo, all’interno del carcere, prima e dopo l’incontro;
– un percorso, Trovopapà, dall’ingresso in carcere fino al luogo dell’incontro.

Lo Spazio Giallo

È uno spazio dove i bambini e le loro famiglie sono seguiti da operatori professionali (psicologhe, psicopedagoghe ecc.), un luogo, a loro misura, di accoglienza e di ascolto che prepara al colloquio con il genitore detenuto e dove far decantare le conseguenze emotive della separazione dopo l’incontro.

Lo Spazio Giallo viene definito spazio psico-pedagogico nel senso che la sua natura e la sua missione non sono quelle della ludoteca ma quelle di un luogo dove, attraverso  l’interlocuzione verbale coi bambini, si curano anche le relazioni familiari, si intercettano i bisogni, anche delle famiglie che li accompagnano, e si imposta un paziente e delicato lavoro di relazione e di cura dei bambini, degli adulti, ma anche delle persone che vi lavorano (gli operatori penitenziari). Questo porta alla scelta di una cura attenta e minuziosa dell’ambiente e di tutti gli elementi/segni/messaggi che lo definiscono come tale.

Trovopapà

Trovopapà è il percorso di accompagnamento del bambino dall’ingresso all’uscita dal carcere, passando per tutte le tappe intermedie: controllo documenti; spoliazione degli oggetti personali, da cui i bambini si separano difficilmente perché spesso sono oggetti transizionali; la perquisizione; l’attesa, fino all’incontro col genitore, momento centrale di tutto il percorso, insieme al distacco successivo, la separazione a cui è difficile abituarsi.

Trovopapà si articola in:
– mappa orientativa che riproduce il percorso all’interno del carcere, con un linguaggio e un segno adeguati;
– materiale didattico, album e strumenti per rielaborare l’esperienza che il bambino sta vivendo;
– procedure, pratiche di accesso attente ai bisogni dei bambini.

 

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