Davanti a oltre cinquanta delegati di altrettanti Paesi, la Carta è stata presentata e analizzata nei suoi punti più qualificanti.
La Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti, riconfermata lo scorso 6 settembre a Roma, prescrive un “sistema” di prassi a tutela dell’interesse superiore del minore, al quale deve essere garantito il mantenimento del rapporto con il genitore detenuto, in un legame affettivo continuativo, riconoscendo a quest’ultimo il diritto/dovere di esercitare il proprio ruolo genitoriale (come sancito anche dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’infanzia).
La Carta è voluta e da attuarsi per gli oltre 100mila bambini. Nell’Europa del Consiglio i bambini con genitori detenuti sono oltre 2,5 milioni e decine di milioni nel mondo.
Per la Garante dell’Infanzia, nel suo contributo scritto, si afferma fra l’altro che “l’Autorità garante italiana ha inviato il Protocollo-Carta dei diritti alla rete europea dei Garanti per l’infanzia, convinti che la realtà ed esperienza italiana possa rappresentare un modello virtuoso per altri Paesi, e possa quindi incrementarvi il livello di protezione dei figli dei detenuti, che rappresentano un gruppo sociale particolarmente vulnerabile, potenzialmente soggetto a comportamenti discriminanti.”
Lia Sacerdote, presidente di Bambinisenzasbarre, ha sottolineato “il valore trasformativo della Carta che permette ai bambini di essere riconosciuti nei loro diritti e di coniugare questi diritti con quelli dei propri genitori intervenendo sul sistema carcere, ma anche sul sistema culturale della società che lo contiene, in una prospettiva di cambiamento inclusivo e solidale.” E ha aggiunto che “La relazione tra la garante e l’associazione è fondamentale perché rinforza il focus dell’attenzione sui bambini. Tutti gli interventi in carcere si focalizzano solitamente sui detenuti, anche quando si occupano di relazioni familiari. Quello di Bambinisenzasbarre, oggi diventato il focus del protocollo, è specifico sull’interesse dei bambini. Questo cambia completamente l’approccio e la prospettiva migliorando molto anche l’intervento sui detenuti.”