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“Grazie a tutti quelli che hanno donato col numero 45594”

Tutti i bambini sono uguali, anche i 100mila bambini che hanno la mamma o il papà detenuti e per questo vengono emarginati e stigmatizzati. Ma loro non hanno colpe.

Bambinisenzasbarre ogni giorno ne accoglie 10 mila nei suoi Spazi Gialli.
Ne vuole costruire di nuovi per gli altri 90 mila.
Gli Spazi Gialli si inseriscono all’interno del più ampio intervento di Bambinisenzasbarre in difesa del diritto dei figli di genitori detenuti e del mantenimento del rapporto con il proprio genitore.

Lo Spazio Giallo è un sistema di accoglienza pensato per i bambini che entrano in carcere per incontrare il genitore detenuto. È composto da un luogo fisico destinato all’attesa dell’incontro familiare con operatori formati che accompagnano i bambini e le famiglie nell’esperienza della detenzione.

> Per costruire nuovi Spazi Gialli

Bambinisenzasbarre ha lanciato la campagna “Loro non hanno colpe”, una raccolta fondi – dall’1 al 28 dicembre, attraverso il numero “solidale” 45594, con la collaborazione di Mediaset, La7 e Sky e di tutte le compagnie telefoniche – per creare nelle carceri italiane nuovi Spazi Gialli, luoghi di accoglienza, ascolto, interazione ed attenzione dedicati ai bambini che entrano in carcere per incontrare la mamma o il papà e alle loro famiglie.

“La partita con papà”
In contemporanea alla campagna degli SMS solidali, in dicembre, è “La partita con papà” – nella sua quinta edizione, in collaborazione con il Ministero di Giustizia – Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria – che vede, in 68 carceri italiane, da Belluno a Palermo (>QUI<), i genitori detenuti giocare una partita di calcio con i loro figli: oltre 2800 i bambini e 1700 i genitori coinvolti nell’iniziativa, insieme agli agenti della polizia penitenziaria e agli educatori (i giornalisti sono già autorizzati all’accesso alle partite, accreditandosi presso l’istituto).

“La partita con papà”, una straordinaria occasione che permette a padri, madri e figli di condividere un momento di normalità e vicinanza, si è dimostrata un mezzo trainante per sensibilizzare le istituzioni, i media e tutta la cittadinanza sul tema dei diritti dei bambini e sull’emarginazione e lo stigma a cui sono soggetti questi minorenni.

Gli Spazi Gialli e “La partita con papà” sono “strumenti” attivati da Bambinisenzasbarre, nei suoi 18 anni di attività, che fanno parte del cosiddetto “Sistema Giallo”, l’intervento olistico che declina il “carcere alla prova dei bambini”, e che ha trovato la sua formalizzazione nella Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti, unica in Europa, applicata nelle carceri italiane, firmata il 21 marzo 2014 – rinnovata nel 2016 e 2018 – dai Ministri della Giustizia, dall’Autorità garante dell’Infanzia e dell’adolescenza e da Bambinisenzasbarre, e accolta come riferimento guida per la Raccomandazione dei 47 Paesi del Consiglio d’Europa dell’aprile del 2018.

In Italia gli oltre 100mila bambini che hanno un genitore detenuto corrono – a causa del distacco dovuto alla detenzione – un alto rischio di interrompere il legame affettivo con il proprio genitore, unico vero strumento di protezione e prevenzione per contrastare fenomeni di abbandono scolastico, disoccupazione, disagio sociale, illegalità e detenzione. “Il 30% dei figli di genitori detenuti è a rischio di diventare detenuto a sua volta se non si tutela la relazione per evitare che la scomparsa del genitore imprigioni il figlio nel modello genitoriale” (fonte: Federazione dei Relais Enfants Parents, Parigi).

Bambinisenzasbarre Onlus si impegna dal 2002 per tutelare il diritto di questi bambini, sancito nella Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, al mantenimento del rapporto con il genitore detenuto, affermando allo stesso tempo il diritto-dovere di quest’ultimo a esercitare il suo ruolo. Per questo ha creato lo Spazio Giallo. Gli istituti penitenziari in cui è presente sono, per ora, Lombardia, Piemonte, Toscana, Liguria, Campania, Puglia e Sicilia.

L’ingresso in un penitenziario, luogo estraneo, perturbante e spesso traumatico, può essere un’esperienza traumatica per i bambini se non viene resa comprensibile con l’aiuto degli adulti di riferimento (famigliari, insegnanti, ecc.) che invece tendono spesso a costruire dei tabù a causa del pregiudizio sociale (“il figlio di un delinquente è automaticamente un delinquente”) e del rischio di emarginazione sociale (a scuola, nel quartiere, nello sport).

I bambini, attraverso strumenti di comunicazione non verbale come il gioco, il disegno, e i genitori, attraverso i “gruppi di parola”, vengono attivati ad esprimere le emozioni e le preoccupazioni legate al complesso periodo di vita che stanno attraversando; a condividere il momento con altre famiglie nella stessa situazione; ad affrontare con maggiori strumenti di consapevolezza il tempo complesso della detenzione.

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