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“Papà ti racconto” un progetto per EduCare

Foto di Bambini senza sbarre Onlus – Attribuzione obbligatoria – Non uso commerciale – Non opere derivate

“Papà ti racconto” è laboratori di disegno per bambini con genitore detenuto che diventano strumenti di mantenimento del rapporto fra padri-detenuti-figli e di crescita anche educativa dei singoli bambini.

Sono oltre 100mila i bambini che ogni giorno entrano nelle 191 carceri italiane per incontrare il proprio genitore detenuto, 6mila stimati quelli che si recano nelle carceri aderenti al progetto EduCare.

L’art. 9 della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia impone alle istituzioni di trovare soluzioni che rispondano al diritto di questi bambini di mantenere il legame con il genitore detenuto, contribuendo alla trasformazione culturale necessaria per sviluppare comportamenti inclusivi e non stigmatizzanti presso le agenzie del welfare, scolastiche e in generale presso la società civile.

Questi bambini costituiscono un gruppo discriminato e fortemente a rischio, raramente identificato come portatore di bisogni e di diritti: in risposta a questa domanda è stato firmato nel 2014, per la prima volta in Italia e in Europa, un Protocollo d’Intesa tra il Ministero della Giustizia, l’Autorità Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza e Bambinisenzasbarre (rinnovata nel 2016, 2018 e il 18 dicembre del 2021).

La Carta dei diritti dei figli dei genitori detenuti riconosce formalmente il loro diritto alla continuità al legame affettivo con il proprio genitore detenuto, ribadisce il diritto alla genitorialità e ha ispirato la Raccomandazione europea CM/Rec2018.

In concreto il progetto “Papà ti racconto” è uno strumento creato per estendere, rinforzare e capitalizzare al massimo i vantaggi comunicativi dell’azione-disegno nel mantenimento del rapporto fra padri-detenuti-figli.

“Papà ti racconto” prevede due laboratori artistici in diverse carceri lombarde, prima e dopo il colloquio figlio-genitore detenuto. I due laboratori prevedono attività di disegno solo per il bambino e attività di disegno bambino-genitore detenuto. Previsto infine un evento finale di sensibilizzazione sul tema del progetto.

Questo progetto dà concretezza alla Carta dei diritti dei figli dei genitori detenuti in questo caso nel territorio della Lombardia, dove, peraltro, è stato attivato il primo Tavolo di monitoraggio regionale della Carta realizzato con il PRAP (Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria).

Foto di Bambini senza sbarre Onlus – Attribuzione obbligatoria – Non uso commerciale – Non opere derivate

Si attuano, dunque, attività laboratoriali con finalità educative per contrastare la povertà educativa dei bambini con genitore detenuto e per favorire il mantenimento del legame con il genitore detenuto. Soprattutto poiché le visite e i colloqui dei bambini con il loro genitore detenuto sono stati sospesi in molti istituti penitenziari, a causa dell’impossibilità dei minorenni di entrare in visita in carcere durante il lockdown. Ciò ha creato notevoli problemi al già difficile rapporto tra genitore detenuto e figlio minorenne.

Si vuole utilizzare il disegno non a fini diagnostici, ma come prezioso strumento di comunicazione con gli adulti e di autoconsapevolezza, che permette l’emersione di emozioni difficili da riconoscere e verbalizzare, il tutto mediante un’attività creativa.

I disegni riflettono non solo le caratteristiche del bambino, ma anche gli aspetti emergenti dello sviluppo interpersonale, evidenziando come il bambino vede, percepisce e risponde al mondo che lo circonda. La pratica del disegno favorisce l’espressione creativa dei bambini, fornendo loro un linguaggio non verbale molto vicino al gioco, con il quale condividere emozioni, sentimenti, idee, percezioni, fantasie e osservazioni su di sé, sulla famiglia, sulle altre persone e sull’ambiente che li circonda. Questo tipo di espressione permette di aprire una finestra su emozioni e ricordi relativi a esperienze problematiche precedenti o attuali vissute dai bambini. Si apre una finestra su emozioni e ricordi relativi a esperienze problematiche precedenti o attuali vissute dai bambini.

Si strutturano quindi laboratori di disegno, durante il tempo dell’attesa che precede il colloquio con il genitore detenuto ed in quello che segue l’incontro. I bambini sono affiancati da operatori che hanno cura di raccogliere i dati di contesto (età del bambino, situazione familiare attraverso il contatto con l’adulto che lo ha in cura) e di conservare il materiale, che viene in un secondo momento assemblato e rielaborato da esperti.

Laboratorio di disegno per figli di genitori detenuti

Si strutturano laboratori di disegno partendo dal presupposto che il gesto artistico diventa un linguaggio con cui i bambini entrano in contatto con le proprie emozioni per ciò che sta accadendo intorno a loro. A partire da questo presupposto prende avvio l’ipotesi, che si propone di utilizzare il mezzo artistico-grafico non a fini diagnostici, ma come prezioso strumento di comunicazione con gli adulti e di auto consapevolezza, che permette l’emersione di emozioni difficili da riconoscere e verbalizzare.

Foto di Bambini senza sbarre Onlus – Attribuzione obbligatoria – Non uso commerciale – Non opere derivate

La separazione da un genitore a causa di un arresto, generalmente improvviso, e la conseguente necessità di entrare in carcere per mantenere la relazione sono eventi della vita personale e familiare di un bambino che possono generare smarrimento e disagio, potenzialmente traumatici, che vanno compresi e sostenuti.

Laboratorio di disegno figlio-genitore detenuto

Negli Istituti di Milano-Opera, Milano-Bollate, Pavia, Voghera e Vigevano si realizzano momenti esclusivi in cui padri detenuti e figli si incontrano, attraverso laboratori di disegno basati sul presupposto che l’arte sia un potente strumento di rielaborazione della realtà. Il disegno è uno strumento prezioso che consente a bambini e adulti di essere liberi di esprimere ciò che verbalmente non riescono a comunicare e di cui in parte loro stessi sono inconsapevoli. Stare insieme senza la mamma disegnando, a livello simbolico permette ai papà e ai bambini di sintonizzarsi su temi condivisi e di parlare un linguaggio comune.

Si lavora a quattro, sei o otto mani a seconda dei figli, decidendo insieme cosa disegnare: un ricordo comune di una bella giornata, il desiderio di un viaggio futuro, un posto visitato dal figlio che descrive al padre o semplicemente quotidianità vissute nel periodo di separazione dal genitore, narrazioni che spesso non trovano lo spazio delle parole.

Allo stesso tempo questa attività si configura come attività utile alla relazione genitoriale, poiché consente al genitore detenuto di aumentare la consapevolezza di sé, delle proprie risorse e delle capacità relazionali, e ad entrambi di sperimentare modalità comunicative e relazionali attraverso la creatività, il gioco, la scoperta di potenzialità, abilità e parti di sé poco conosciute, l’ascolto, il non giudizio, l’espressione dei vissuti.

Foto di Bambini senza sbarre Onlus – Attribuzione obbligatoria – Non uso commerciale – Non opere derivate

Per i bambini è importante, anche a livello di autostima, incontrare persone adulte che incoraggiano l’espressione creativa all’interno di una significativa relazione interpersonale, comunicando loro l’importanza dell’espressione artistica come strumento per rimanere in contatto con il proprio mondo immaginativo. Si realizza così un’esperienza positiva a livello esistenziale, educativo e preventivo.

Il disegno e la produzione artistica condivisa tra padre e figlio sono attività che comportano piacere e un certo grado di sicurezza nella relazione, oltre a essere esperienze che possono favorire l’espressione e il contenimento di emozioni e sentimenti difficilmente verbalizzabili. Per questo sono in grado anche di rivelare le potenzialità dei bambini di adattarsi e di svilupparsi anche in circostanze difficili.

La realizzazione di disegni fatti dai bambini favorisce il processo di consapevolezza trasformando il carcere in luogo maggiormente familiare, dove lasciare il proprio segno. Inoltre questa attività è utile alla relazione genitoriale, poiché consente al genitore detenuto di aumentare la consapevolezza di sé, delle proprie capacità, e ad entrambi di sperimentare modalità comunicative e relazionali attraverso la creatività, il gioco, la scoperta di abilità e parti di sé poco conosciute, l’ascolto, il non giudizio, l’espressione dei vissuti.

Il progetto “Papà ti racconto” si configura inoltre come intervento di prevenzione sociale e contrasto alla povertà educativa che può comportare una condizione di emarginazione sociale legata alla condizione di figlio di genitore detenuto. È infatti un dato ormai consolidato che il 30% dei figli di genitori in carcere è destinato a ripetere l’esperienza detentiva del genitore.

Il progetto promuove, dunque, la non discriminazione del bambino per la carcerazione del genitore, l’equità (partecipazione gratuita) e la lotta alla povertà educativa (grazie ai laboratori artistici); garantisce attenzione al superiore interesse del minore e la tutela dei suoi bisogni-relazioni, così come sancito dalla Carta dei diritti dei figli dei genitori detenuti, cui questo progetto si ispira;  non prevede ricerca o convegni; rispetta le disposizioni vigenti in materia di Covid-19.

L’entrata dei bambini o la loro permanenza in carcere rappresenta un paradosso per un’istituzione totale destinata ad adulti sottoposti a regime di sicurezza. Il mantenimento del legame genitoriale si rivela, alla luce dei principi fondamentali alla base del benessere psicoaffettivo dei minori, il maggiore presidio di prevenzione sociale e strumento principale per combattere la povertà educativa dei minorenni con genitore detenuto. Dunque in carcere, di fatto, questo intervento diventa per forza di cose innovativo, anche perché mai attuato. Si tratta di un luogo dove questi temi sembrano estranei, ma diventano necessari.

Il progetto “Papà ti racconto”, infine vuole creare un modello di lavoro da replicare nelle altre carceri italiane dove Bambinisenzasbarre interviene, così come già avvenuto in passato con altri progetti.

Il progetto è sperimentale ed è già stato in parte realizzato in passato da Bambinisenzasbarre, a Milano, ma sempre in un solo carcere e mai in modo così strutturato. Si tratterebbe dunque della fase 2 di sperimentazione, a cui seguirebbe la fase 3, ovvero la diffusione del modello all’interno delle altre carceri fuori regione dove l’Associazione opera, così come già avvenuto in passato con il progetto Spazio Giallo divenuto poi un servizio stabile. Lo spazio Giallo è nato come progetto sperimentale milanese e ora è diffuso in diverse regioni d’Italia (Piemonte, Calabria, Puglia, Marche, Toscana, Sicilia, Campania).

Bambinisenzasbarre da 18 anni lavora sul tema dell’accoglienza dei minorenni negli Istituti di pena, rispettando certe linee guida metodologiche che conducono ogni intervento. L’obiettivo di questo progetto è di estendere le linee guida metodologiche a tutti gli Istituti coinvolti, partendo dal presupposto che il bambino che fa ingresso in un Istituto penitenziario non ha bisogno di essere animato né tanto meno ingannato. Si tratta di accoglierlo in un contesto delicato, prevedendo attività e spazi a misura di bambino, con l’obiettivo che il carcere si trasformi prevedendo la presenza dell’infanzia all’interno di un’istituzione totale e impari a trattare i minorenni come persone intere evitando l’assistenzialismo e il rinforzo di bugie legate al contesto.

Il progetto “Papà ti racconto” è, di fatto un importante lavoro di rete con le carceri coinvolte (Casa Circondariale di Milano San Vittore; casa di reclusione di Milano Bollate; casa di reclusione di Milano Opera; casa circondariale di Bergamo; casa circondariale di Monza; casa circondariale di Mantova; casa di Reclusione Brescia-Verziano; casa circondariale di Pavia Torre del Gallo; casa circondariale di Voghera; casa di reclusione di Vigevano) e con le istituzioni pubbliche e private con le quali si collaborerà (DAP, PRAP, Garanti infanzia e detenuti, servizi sociali, camere penali, magistratura di sorveglianza).

L’adesione da parte delle carceri lombarde, che sono partner di progetto senza budget, è avvenuta mediante l’adesione dell’organismo che le rappresenta, vale a dire il Prap – Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per la Lombardia.

Evento finale di sensibilizzazione

A fine progetto è previsto un evento finale durante il quale si parlerà dei risultati ottenuti, verranno esposti i lavori dei bambini/ragazzi e dei loro genitori e verrà esposto il modello di lavoro al fine di diffonderlo, per favorirne la replicabilità da parte di altri ETS e in altri territori, fermo restando che l’Associazione si impegnerà a replicare il modello anche in altre regioni italiane, così come già avvenuto in passato per il servizio Spazio Giallo.

Progetto realizzato con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Politiche della Famiglia.
di Bambini senza sbarre Onlus – Attribuzione obbligatoria – Non uso commerciale – Non opere derivate
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