La “Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti” – La storia (2014-2022)
16.12.2021 – Quarta firma della Carta – Roma, Ministero della Giustizia, Sala Livatino


Il 16 dicembre 2021 viene firmato a Roma il terzo rinnovo (di 4 anni) della Carta dei Diritti dei figli di genitori detenuti, dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia, dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Carla Garlatti e, dalla presidente di Bambinisenzasbarre Lia Sacerdote.
Dopo la firma la ministra Cartabia ha puntualizzato l’importanza del rinnovo: “La firma di questo protocollo, che costituisce una di quelle best practice che fanno scuola ed è divenuto un modello per l’adozione di atti internazionali come la Raccomandazione del Consiglio d’Europa, è un momento solenne. Rappresenta la volontà di ribadire che l’attenzione ai diritti dei bambini che vivono la realtà del carcere è una priorità. Ci sono bambini che muovono i primi passi in un mondo fatto di sbarre e muri di cinta, che vivono con le madri recluse. E altri che conoscono il carcere perché è l’unico luogo dove possono incontrare l’uno o l’altro dei genitori. In queste situazioni i bambini sono soggetti innocenti che sono gravati, sin dalla tenera età, di pesi e colpe che non hanno.” La Ministra ha proseguito affermando: “I bisogni del sistema penitenziario sono moltissimi e l’apporto che viene dalle associazioni del Terzo settore e dalla società civile in particolare in questo ambito è fondamentale.”
Contestualmente la Garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti ha sottolineato che la Carta “consente di garantire il diritto dei minori alla bi-genitorialità, ove questo sia nel loro interesse, e mantenere legami affettivi con i genitori anche quando uno o entrambi si trovino in carcere. Con questo rinnovo, le istituzioni dello Stato insieme a quelle del Terzo settore hanno raggiunto un importante risultato, di notevole rilievo per l’A.G.I.A. Quello di concentrare l’attenzione sul superiore interesse del minore e consentirgli di vivere una condizione di figlio che gli permetta di avere rapporti affettivi veri e costruttivi con il genitore recluso.”
Alla firma Lia Sacerdote ha dichiarato: “La Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti è uno strumento straordinario riconosciuto a livello europeo e che può incidere anche sotto l’aspetto legislativo. L’Articolo 1 rappresenta forse l’elemento più trasformativo della Carta, perché è quello che permette alla Ministra di indicare alla magistratura di dare priorità al mantenimento della relazione e quindi applicare una misura alternativa rispetto al carcere.”
Da sempre, una delle linee guida di Bambinisenzasbarre è che la relazione serve al benessere psico-affettivo del bambino e che si deve svolgere in un ambiente adeguato. L’incontro con il genitore in carcere deve rappresentare anche un incontro con la legalità e il carcere deve avere un ruolo educativo per il bambino e per ottenere questo risultato si deve attuare una trasformazione culturale profonda che questa Carta può consentire in ambito penitenziario.
Ha poi concluso Lia Sacerdote: “Consentitemi un’emozione forte perché abbiamo promosso la Carta e siamo i testimoni storici di questo percorso, che ha avuto una gestazione molto lunga, condivisa con la rete europea COPE, di cui noi facciamo parte da quando esistiamo, e perché siamo arrivati, dopo 7 anni dalla prima firma, a questo momento, che direi è molto particolare, perché questo rinnovo conferma la possibilità concreta di poter dare ulteriore seguito e applicazione a questa Carta, soprattutto con l’approvazione del progetto* nazionale (alla fine del 2020), Il carcere alla prova dei bambini e delle loro famiglie-Applicazione della Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti, di cui Bambinisenzasbarre è capofila (*selezionato dalla Fondazione Con i Bambini nell’ambito del “Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile”).
Il progetto amplia la realizzazione delle linee guida teoriche e pratiche dettate dalla Carta coinvolgendo – in una rete nazionale (Calabria, Campania, Lombardia, Marche, Piemonte, Sicilia, Toscana, Veneto) – 20 istituti penitenziari, 11 provveditorati e 15 partner e mette quindi al centro del proprio intervento il diritto al mantenimento del legame padre-figlio. Il progetto prevede una serie di interventi che vanno dalla tutela del rapporto genitore/figlio, all’adeguamento degli spazi all’interno delle carceri, alla formazione nazionale degli agenti.
“Questo progetto, non è solo un progetto, – ha sottolineato Lia Sacerdote – ma ritengo sia davvero un programma, che siamo riusciti a proporre nella sua complessità, dato che lavoriamo su questo tema ormai da anni e, per tutta una serie di situazioni, anche favorevoli, Bambinisenzasbarre ha continuato a fare, su questi temi e azioni, da soggetto-ponte tra le Ong europee e quelle italiane, che sono cresciute in questi anni. Quando abbiamo iniziato in Europa, c’erano solo tre piccoli gruppi, in Belgio, Francia, Italia che hanno cominciato a lavorare su questo tema trascurato, cioè i bambini che ogni giorno entrano in carcere per incontrare il proprio genitore per mantenere la relazione”.
20.11.2018 – Terza firma della Carta – Roma, Ministero della Giustizia, Sala Livatino

In occasione della Giornata Mondiale dell’Adolescenza, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, la Garante per l’Infanzia e l’adolescenza Filomena Albano e la presidente dell’Associazione Bambinisenzasbarre Lia Sacerdote, firmano il 20 novembre 2018, la Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti. Il Protocollo d’intesa, rinnovato per la seconda volta, conferma l’interesse che le parti riconoscono alle condizioni che vivono i figli minori di genitori detenuti e alle difficoltà che in tante occasioni si trovano ad affrontare, sia che vivano assieme a loro, condividendone le limitazioni degli ambienti di detenzione, sia che li incontrino in carcere nel tempo loro concesso dalla legge.
Nel febbraio 2017 i firmatari del Protocollo sono stati invitati a presentare i risultati sul sistema giudiziario italiano presso la sede ONU di Ginevra, in un incontro a porte aperte che è stato interamente dedicato alla Carta italiana come modello adottabile da altri Paesi.
Nei quattro anni di applicazione della Carta, i risultati raggiunti – riferisce il Ministero della Giustizia – “descrivono fasi di progressivo miglioramento: le sale d’attesa per i bambini sono ora presenti in 80 istituti (nel 2016 erano 66), mentre le sale colloqui risultano presenti in 112 istituti (nel 2016 erano in 105); le ludoteche sono attive in 76 istituti mentre le aree verdi in 114”. Il Ministero della Giustizia ricorda anche che “grazie a questa crescente attenzione, tradotta in luoghi sempre più accoglienti per i minori e i loro genitori, sono aumentate nell’ultimo biennio anche il numero di visite che i figli minorenni hanno fatto ai genitori: per la fascia di età 0-5 anni si è passati da circa 14mila richieste a 19.200, mentre la fascia 6-11 anni è salita da 13mila a poco più di 16mila. Uno spazio accogliente, incentiva il rapporto genitore detenuto-figlio e favorisce l’affettività che viene coltivata nonostante le situazioni non siano ottimali. La stessa attenzione che la Carta destina ai rapporti genitore detenuto-figlio minore, viene riservata ai fratelli e alle sorelle minorenni dei giovani detenuti”.

“Sono rimasto particolarmente colpito – dichiara il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede – dalla tragedia di Rebibbia, dove una detenuta ha ucciso i suoi due bambini. È preciso dovere dello Stato intervenire per essere vicini alle associazioni che seguono i percorsi di questi minori che, senza nessuna colpa, vivono l’esperienza drammatica della detenzione. Allo stesso modo dobbiamo creare le condizioni perché anche ai minori con un genitore detenuto possa essere garantita l’affettività derivante dalla prosecuzione del legame familiare”.
La Garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano commenta che è “significativa e altamente simbolica la firma del protocollo in questa giornata segno della nostra attenzione verso i bambini più vulnerabili. I figli delle persone detenute hanno gli stessi diritti degli altri bambini. Tra questi diritti il principale è mantenere il legame affettivo con il genitore anche attraverso incontri e contatti regolari, tranne nei casi in cui ciò non sia in contrasto con il superiore interesse del minore. Promuovere il mantenimento di relazioni familiari di qualità incide positivamente non solo sul genitore recluso ma soprattutto sullo sviluppo del bambino. Il protocollo è già stato segnalato come una buona pratica dell’Italia dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa in occasione della raccomandazione dell’aprile 2018 sui figli dei genitori detenuti”.
Lia Sacerdote, presidente dell’Associazione Bambinisenzasbarre, ha a sua volta detto che “Bambinisenzasbarre è lieta di vedere confermato nuovamente l’impegno che in questi anni ha reso visibile la condizione dell’infanzia che incontra il carcere e la volontà di rendere concretamente applicata la Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti su tutto il territorio nazionale liberandoli soprattutto dall’emarginazione e dall’esclusione sociale. È così possibile quindi proseguire il processo trasformativo avviato e sviluppare le sue potenzialità in modo che attraverso la parte più fragile raggiunga e coinvolga la società esterna a cui il carcere appartiene, coinvolgendo gli altri sistemi educativi, a dispetto della sua identità di “istituzione totale” e a dimostrazione di quanto sia cruciale il legame con il territorio e la società libera“.
6.09.2016 – Seconda firma della Carta – Roma, Ministero della Giustizia, Sala Livatino

Il primo rinnovo della Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti è stato siglato al Ministero della Giustizia dal Ministro Andrea Orlando, dal Garante Nazionale dell’Infanzia e dell’Adolescenza Filomena Albano e dalla Presidente dell’Associazione Bambinisenzasbarre Lia Sacerdote.
Alla firma ha presenziato Viviane Schekter, vice-presidente della rete europea COPE (Children of Prisoners Europe), che per l’occasione ha preparato un intervento sulla “europeizzazione” della Carta italiana, unica in Europa, che i 21 membri della rete sono impegnati a promuovere presso i governi dei rispettivi Paesi.
Il Protocollo italiano è un documento unico in Europa che sin dalla sua prima firma impegna il sistema penitenziario del nostro Paese a confrontarsi con la presenza quotidiana del bambino in carcere, se pure periodica, e con il peso che la detenzione del proprio genitore comporta.
«L’atto che firmiamo oggi – dice Orlando – è frutto di un percorso più complessivo, fatto anche con le circolari, per l’umanizzazione della pena. Ed è un grande investimento sul futuro delle nuove generazioni, non solo per garantire diritti ma per tenerle a riparo dalla brutalità con cui si sono dovute confrontare le generazioni precedenti. Si tratta di indicazioni per garantire il rapporto tra carcere e famiglie, minimizzando il trauma che vivono i bambini con genitori reclusi. Un altro tema non ancora risolto è la situazione delle detenute madri che sono attualmente 38, 19 in Icam e 19 in carcere. Il numero non é ancora quello che vorremmo, ossia zero, ma è comunque un passo avanti rispetto ai numeri che abbiamo trovato quando ci siamo insediati: ossia 50-60 detenute madri. Stiamo studiando misure di carattere normativo che consentano ai magistrati di superare l’obbligo di esecuzione pena all’interno del carcere».
Il rinnovo del protocollo, spiega il ministro alla Giustizia Andrea Orlando, consente di fare «un primo bilancio sullo strumento»: è salito il numero degli spazi dedicati ai bambini (sale d’attesa e sale per i colloqui) realizzati in 130 istituti nell’anno 2015 e presenti invece in 171 istituti nel giugno 2016; le ludoteche, presenti nell’aprile 2015 in 58 istituti, sono diventate 70 nel giugno 2016; le aree verdi attrezzate per i colloqui all’aperto risultano 99 nel giugno 2016, di cui 35 destinate ai soli minori. È stato poi dato impulso presso tutte le sedi all’adozione di procedure per la prenotazione telefonica dei colloqui e lo svolgimento degli stessi in orari pomeridiani e festivi; la prenotazione dei colloqui, ormai diffusissima, risulta possibile, al giugno 2016, in 139 istituti.
“I bambini non devono mai essere vittime dello stato di detenzione dei genitori”. Dichiara la Garante Nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, a margine della firma del Protocollo di intesa. “Un passo in avanti – ha detto la Garante – nella tutela delle persone di minore età al mantenimento del legame affettivo con i genitori detenuti”.
Il Protocollo “Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti”, promuove una attuazione concreta della Convenzione ONU sulla tutela dei diritti di bambini e adolescenti agevolando e sostenendo i minori nei rapporti con il genitore detenuto all’interno degli istituti penitenziari, indicando formule adeguate di accoglienza dei minori in carcere e prevedendo una informazione adeguata circa le regole di visita e la vita detentiva. La Carta prevede altresì l’istituzione di un Tavolo permanente con compiti di monitoraggio periodico e di promozione della cooperazione tra i soggetti coinvolti, al fine di favorire lo scambio di buone prassi, analisi e proposte. “Il Tavolo verrà convocato proprio su impulso dell’Autorità garante: sarà importante verificare il numero di colloqui effettivamente fruiti annualmente dai bambini e dagli adolescenti che hanno genitori in carcere, per verificare il mantenimento dei legami familiari, pur in presenza di una detenzione, attraverso colloqui o altre forme di comunicazione a distanza. Senza mai dimenticare il preminente interesse delle persone di minore età – puntualizza la Garante Albano – pertanto nessun bambino può essere costretto a far visita al proprio genitore in carcere, ad esempio quando la causa della detenzione va individuata proprio in un reato accertato o contestato avvenuto in ambito familiare”. “Ritengo sia un bene che il Protocollo venga conosciuto a livello internazionale, per questo mi impegno a promuoverne la diffusione, anche attraverso l’ENOC – la Rete dei Garanti europei, affinché l’esperienza italiana – conclude la Garante – possa rappresentare un modello virtuoso per altri Paesi e innalzare il livello di tutela per i figli dei genitori detenuti, categoria particolarmente vulnerabile e soggetta a possibili atteggiamenti discriminatori”.
Il Protocollo “Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti”, promuove una attuazione concreta della Convenzione ONU sulla tutela dei diritti di bambini e adolescenti agevolando e sostenendo i minori nei rapporti con il genitore detenuto all’interno degli istituti penitenziari, indicando formule adeguate di accoglienza dei minori in carcere e prevedendo una informazione adeguata circa le regole di visita e la vita detentiva. La Carta prevede altresì l’istituzione di un Tavolo permanente con compiti di monitoraggio periodico e di promozione della cooperazione tra i soggetti coinvolti, al fine di favorire lo scambio di buone prassi, analisi e proposte. “Il Tavolo verrà convocato proprio su impulso dell’Autorità garante: sarà importante verificare il numero di colloqui effettivamente fruiti annualmente dai bambini e dagli adolescenti che hanno genitori in carcere, per verificare il mantenimento dei legami familiari, pur in presenza di una detenzione, attraverso colloqui o altre forme di comunicazione a distanza. Senza mai dimenticare il preminente interesse delle persone di minore età – puntualizza la Garante Albano – pertanto nessun bambino può essere costretto a far visita al proprio genitore in carcere, ad esempio quando la causa della detenzione va individuata proprio in un reato accertato o contestato avvenuto in ambito familiare”. “Ritengo sia un bene che il Protocollo venga conosciuto a livello internazionale, per questo mi impegno a promuoverne la diffusione, anche attraverso l’ENOC – la Rete dei Garanti europei, affinché l’esperienza italiana – conclude la Garante – possa rappresentare un modello virtuoso per altri Paesi e innalzare il livello di tutela per i figli dei genitori detenuti, categoria particolarmente vulnerabile e soggetta a possibili atteggiamenti discriminatori”.“Questa Carta è un esempio positivo perché sancisce il diritto dei bambini ad andare in carcere dai genitori detenuti”, sostiene Viviane Schekter, vice presidente di Children of Prisoners Europe. “In Europa la situazione è variegata. Nella maggioranza dei Paesi ci sono Ong impegnate sul campo. Alcune hanno finanziamenti dallo Stato, come succede in Svezia e in Norvegia. Invece, in Svizzera e Francia lo Stato dà pochissimo. Un’altra difficoltà è avere dati certi sul numero dei bambini che sono separati dai genitori detenuti. In questo protocollo si prevede proprio un aggiornamento dei dati e spingerà anche gli altri Paesi a fare altrettanto. In alcuni Paesi ci sono dati, ma nella maggior parte sono solo stime. La scusa è che è impossibile avere dati certi: l’Italia che li raccoglie rompe un pregiudizio”.
“La sfida – ricorda Lia Sacerdote, Presidente dell’Associazione Bambinisenzasbarre – è riuscire a intervenire sulle pratiche di accoglienza e di cura del carcere. La presenza dei bambini in carcere è paradossale quindi radicale nella sua richiesta di normalità e di riconoscimento dei propri bisogni diventati diritti. E questo deve avere una ricaduta positiva per tutti: i bambini stessi ma anche i genitori detenuti, agenti e operatori e, infine, per la collettività.”
“I figli dei detenuti – sottolinea la Presidente – sono sottoposti a un’emarginazione sociale solo proprio per essere figli di persone in carcere. La visibilità e la forza di una carta dà loro un riconoscimento non solo in quanto vittime, ma anche in quanto soggetti”. “Da un’anticipazione di una nostra ricerca – prosegue Sacerdote -, emerge un miglioramento in questi due anni per i luoghi dell’accoglienza, ma per noi non basta adeguare gli spazi, c’è tutto un lavoro di formazione degli operatori penitenziari, in particolare della polizia penitenziaria assolutamente fondamentale per cambiare l’approccio. L’impegno di Bambinisenzasbarre continua sul campo perché le pratiche cambino. Anche il semplice fatto che si parli di questi bambini in modo diverso è un modo per condividere una responsabilità sociale anche con chi sta fuori dal carcere.”
21.03.2014 – Prima firma della Carta – Roma, Ministero della Giustizia, Sala Livatino

Il 21 marzo 2014 è una data molto importante per i figli dei genitori detenuti e anche per Bambinisenzasbarre. È il giorno in cui viene sottoscritta la Carta dei diritti dei figli dei genitori detenuti. Per la prima volta in Europa, dopo un percorso durato diversi anni, viene firmato il protocollo tra il Ministero di Giustizia, l’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza e Bambinisenzasbarre. La firma alla Carta, apposta dal ministro in carica Andrea Orlando, dall’allora Garante Vincenzo Spadafora e dalla Presidente di Bambinisenzasbarre Lia Sacerdote, in rappresentanza dei 100.000 bambini che entrano nelle carceri italiane per visitare i propri genitori detenuti, ha dato il via a un processo di trasformazione e a una serie di interventi, dettati dalle linee guida della Carta che mettono al centro dell’attività il diritto al mantenimento del legame padre-figlio, impegnando il sistema penitenziario a trasformare gli aspetti di trattamento e di cura del detenuto, considerando il suo ruolo genitoriale, e a cambiare la propria cultura dell’accoglienza, consapevole della presenza del minorenne innocente e libero. Alla firma della Carta era presente anche Luigi Manconi, Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato.
“Ho ritenuto importante, nel lavoro sul carcere, partire proprio da qui – ha sottolineato il ministro Orlando – cioè da un punto di vista meno considerato di solito, quello dei figli dei detenuti.”
Sono proprio i bambini, i cui genitori si trovano in carcere, ha constatato il Ministro della Giustizia, a pagare “il prezzo più alto delle disfunzioni e delle iniquità che si sono determinate nel sistema penitenziario italiano, i bambini che, incolpevoli, subiscono una condizione di disagio, trauma e difficoltà che rischia di segnare tutto il corso della loro vita. Con questo protocollo, che valorizza anche il ruolo di soggetti del mondo del volontariato, vogliamo stabilire alcuni punti fermi su come i bambini debbano essere tutelati in questa esperienza”. Il documento “stabilisce dunque – ha ribadito il ministro – alcuni punti fermi a loro garanzia, individuati insieme al Garante dell’Infanzia ed elaborati dagli uffici del Ministero. È un modo di rispondere anche alle fondate critiche su ciò che non funziona in questo settore”.
Il Garante dell’infanzia e dell’adolescenza, Vincenzo Spadafora, ha garantito il proprio impegno per la massima diffusione del protocollo presso altri soggetti istituzionali come il Ministero dell’Istruzione e ha sottolineato l’importanza della formazione del personale che lavora nei penitenziari. Infine, ha auspicato che si possa realizzare presto “un’ampia riforma della giustizia minorile e dell’ordinamento penitenziario minorile”.
Il presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, Luigi Manconi, ha infine posto l’accento sull’importanza, per il ministro della Giustizia, “di iniziare l’attività con un documento che tocca un punto incandescente della questione carceraria, quello in cui si concentrano maggiormente le cause e gli effetti della gestione penitenziaria del nostro Paese, il rapporto tra genitori detenuti e figli. Nel tempo, infatti, il carcere si è trasformato da strumento di privazione della libertà e di risocializzazione dei detenuti a strumenti di sperequazione sociale, in particolare – ha concluso – sul fronte della genitorialità”.
“La Carta si compone di otto articoli – spiega Lia Sacerdote – il primo dei quali stabilisce il diritto per i bambini e gli adulti a vedere riconosciuta la continuità del rapporto affettivo anche nel caso in cui uno o entrambi i genitori vengano arrestati. Una garanzia che va tutelata salvo impedimenti giudiziari o casi di reati nei confronti di minori e anche in situazioni familiari di particolare fragilità, così che il momento della detenzione non costituisca un ulteriore peggioramento del rapporto genitori-figli ma sia, per i primi, un’occasione di ricostruzione dello stesso. Il secondo articolo elenca le condizioni che dovrebbero agevolare la frequentazione da parte dei bambini del genitore detenuto, come ad esempio la scelta di un luogo di visita che favorisca il contatto, la regolarità delle visite, la presenza di uno spazio dedicato ai bambini nelle sale d’attesa e nelle sale colloqui dei penitenziari, l’organizzazione delle visite nel pomeriggio così da evitare ai bambini di dover saltare la scuola.”
“L’articolo 3 stabilisce la possibilità per il genitore di essere presente a tutte le occasioni e ricorrenze importanti nella vita del bambino: compleanni, recite scolastiche, festività, diploma o laurea. La Carta prosegue quindi sottolineando l’importanza di una formazione adeguata del personale che opera nei penitenziari affinché non venga mai dimenticato che famiglie e bambini dei detenuti sono persone libere e come tali entrano e devono essere trattate in carcere. È necessario, inoltre, che figli e familiari dei carcerati abbiano informazioni appropriate, aggiornate e pertinenti in ogni fase del processo. Di particolare importanza, – sottolinea la Presidente di Bambinisenzasbarre – è l’articolo 7 che afferma la necessità di escludere per i bambini la permanenza sia negli istituti penitenziari sia in quelli a custodia attenuata e di prevedere per il genitore misure alternative alla detenzione. Il documento prevede infine la raccolta, da parte del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e di quello per la giustizia minorile, delle informazioni relative ai minori i cui genitori siano detenuti e l’istituzione di un Tavolo permanente, composto da soggetti istituzionali e non che verificherà e monitorerà periodicamente l’attuazione del documento, favorendo lo scambio di buone pratiche, a livello nazionale ed europeo.”
Su questo punto il ministro Orlando ha tenuto a sottolineare il valore che una buona pratica come quella contenuta nella Carta può avere anche per altri paesi dell’Ue. “Noi – ha precisato – non mettiamo sul tavolo questo protocollo per chiedere indulgenza all’Europa (sul tema della gestione carceraria). Diciamo anzi che questo è un percorso che può essere seguito anche da altri Paesi europei e rivendichiamo il primato di aver realizzato una carta importante come questa, un lavoro che – ha voluto ricordare Orlando – ho ereditato in gran parte già approfondito e svolto dal mio predecessore, il ministro Annamaria Cancellieri. Ma ho ritenuto importante, nel lavoro sul carcere, partire proprio da qui, perchè si tratta di misure che insieme ad altre possono contribuire in modo importante al percorso di umanizzazione della pena. La Presidente dell’associazione Bambinisenzasbarre ha tenuto a ricordare come il documento potrà avere una vasta eco a livello europeo grazie alla rete Children of Prisoners Europe, di cui la onlus fa pare. “Si tratta di un passo avanti molto importante perché – ha ricordato Lia Sacerdote – i bambini con uno o entrambi i genitori in carcere, nel nostro Paese, sono 100mila. Un enorme numero di bambini che portano quotidianamente con sè questo segreto e che non hanno bisogno di essere trattati come bambini speciali ma solo di veder riconosciuta questa condizione e di essere tutelati.”

