Il rapporto, curato dal Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Gruppo CRC), rivela una quotidianità in cui le ragazze ed i ragazzi che vivono nel nostro Paese manifestano un malessere diffuso.
Il Gruppo CRC pubblica in occasione dell’anniversario della ratifica della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC) in Italia il 12° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della CRC in Italia (12° Rapporto CRC) a quasi due anni di distanza del precedente, un lasso di tempo in cui sono intervenuti eventi che ci hanno posto dinanzi a scenari e difficoltà nuove: la pandemia da COVID-19 prima ed il conflitto in Ucraina poi, hanno avuto ed avranno un impatto enorme sulle generazioni presenti e future. Famiglie, Scuola, Servizi stanno vivendo un affaticamento che mette in luce la necessità di un supporto e di un investimento ormai non più rinviabile. Povertà minorile, denatalità e cambiamenti climatici sono fenomeni che il Gruppo CRC continua a monitorare con crescente preoccupazione alla luce dei dati disponibili che mostrano come le misure sinora adottate non siano sufficienti e non abbiano generato l’impatto sperato. Si tratta tuttavia anche di un periodo di grandi opportunità perché finalmente l’infanzia e l’adolescenza sono entrate con maggior attenzione nell’agenda politica, anche grazie al ruolo del Terzo Settore e del Gruppo CRC: oggi nel dibattito pubblico si parla in maniera più strutturata di accoglienza nelle emergenze, di servizi educativi per la prima infanzia, di scuola, di salute mentale, di disabilità e benessere dei più giovani. Nel 2021 a livello europeo è stata proposta (e poi approvata nel 2022) la Strategia dell’Unione europea sui diritti dei minorenni 2021-2024 insieme alla Garanzia Europea per l’Infanzia, mentre nel 2022 è stata lanciata la nuova Strategia del Consiglio d’Europa sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (2022-2027). A livello nazionale, invece, nel 2022 è terminato l’iter di adozione del 5° Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva (c.d. Piano Infanzia) e a fine marzo è stato inviato alla Commissione Europea il Piano d’Attuazione Nazionale della Garanzia Europea per l’Infanzia (PANGI). Ora occorre dare concretezza alle priorità emerse e alle azioni previste mettendo a disposizione risorse adeguate.
Nel 12° Rapporto CRC, alla cui redazione hanno contribuito 156 operatori delle oltre 100 associazioni che fanno parte del Network, come sempre è stata data una fotografia aggiornata e puntuale rispetto a tutti i contesti in cui si declina e si determina il benessere delle persone di minore età.
Bambinisenzasbarre ha collaborato alla stesura della sezione 2 (Figli di genitori detenuti) del Capitolo V (Ambiente Familiare e Misure Alternative).
La sezione 2 inizia illustrando la situazione delle carceri in tempo di pandemia: “Il legame genitori detenuti-figli negli ultimi due anni segnati dalla pandemia è stato messo a dura prova in quanto da marzo 2020 fino a maggio 2020 sono stati sospesi i colloqui familiari in presenza negli istituti penitenziari, sostituiti da quelli a distanza (videochiamate con Skype/Webex o Whatsapp). Si è proceduto poi con aperture degli istituti a macchia di leopardo, a causa di focolai. Naturalmente i bambini figli di genitori detenuti hanno particolarmente risentito di questa situazione, che non ha permesso per lungo tempo anche l’attuarsi di attività extra colloqui ordinari, volte al consolidamento della relazione genitoriale in stato di detenzione. I colloqui ordinari, vincolati al rispetto delle norme anti covid-19 (utilizzo delle mascherine, separazione con divisori di plexiglas, obbligo di distanziamento), non hanno consentito nella maggior parte dei casi in questo periodo di emergenza sanitaria il contatto fisico tra genitori detenuti e figli, influendo su una relazione genitoriale già complessa dove il carcere rappresenta un elemento di potenziale traumaticità. A questo si è aggiunta la preferenza da parte degli stessi genitori detenuti di sostituire i colloqui visivi con quelli a distanza per proteggere i familiari dall’infezione e ridurre la probabilità di diffusione dell’epidemia in istituto, che ha contribuito a ridurre i numeri di minorenni in entrata negli istituti penitenziari.”
La sezione “Figli di genitori detenuti” conclude: “Per quanto riguarda il tema più generale dell’infanzia che incontra il carcere in quanto accede per incontrare il genitore e mantenere il legame affettivo, si segnala che continua il programma pilota che prevede il monitoraggio dell’applicazione della Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti. Si tratta di un osservatorio privilegiato di 10 provveditorati di altrettante aree regionali dell’amministrazione penitenziaria, 18 istituti dislocati da nord a sud del territorio nazionale da cui si rileva una graduale riapertura degli istituti con la possibilità di coinvolgere i minorenni, che entrano in carcere per incontrare il genitore, in attività volte al consolidamento della relazione con il genitore. Nel programma è prevista un’ampia attività di formazione destinata alla polizia penitenziaria focalizzata sull’importanza del proprio ruolo nell’espletare il lavoro quotidiano di accoglienza dei minorenni contribuendo al miglioramento degli aspetti relazionali che vede il carcere un ponte con il territorio esterno. Attualmente dal punto di vista degli ambienti destinati all’accoglienza dei minorenni si segnala la presenza di ludoteche, Spazi Gialli o altri eventuali spazi in 83 istituti penitenziari su 190.”
Sintesi del 12° Rapporto CRC
Declino Demografico
In apertura del 12° Rapporto CRC si evidenzia come si stia assistendo inermi da decenni, al declino demografico della popolazione italiana: i nati nel 2021 sono stati appena 399.431, in diminuzione dell’1,3% rispetto al 2020 e quasi del 31% a confronto con il 2008, anno di massimo relativo più recente delle nascite. Tutte le regioni registrano tassi negativi di crescita, in particolare Molise, Basilicata e Calabria, ad eccezione del Trentino-Alto-Adige (0,8). Del resto la fotografia della popolazione minorile residente in Italia mostra che i minorenni rappresentano solo il 15,8% della popolazione. È quindi necessario un intervento diffuso che porti e sia espressione di un deciso cambio di mentalità di tutte le articolazioni della società per favorire la ripresa demografica nel Paese.
Inquinamento atmosferico
L’inquinamento atmosferico è in Italia il primo fattore di rischio ambientale: l’81.9% della popolazione vive in zone con inquinamento superiore ai valori considerati sicuri con punte anche fino al 100% in alcune Regioni. Il traffico, il riscaldamento domestico e l’attività industriale sono i maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico. Una seconda criticità è rappresentata dalla scarsità di spazi verdi cittadini usufruibili dai ragazzi, essenziali per lo sviluppo psicofisico. Restano cruciali inoltre i rischi legati al cambiamento climatico in atto: il nostro Paese è classificato complessivamente in una fascia di rischio medio e in quella ad alto rischio considerando i fattori di esposizione agli shock climatici e ambientali. Tutto ciò aggrava le interazioni tra inquinamento e allergeni con aumento dell’incidenza di sensibilizzazione allergica e un possibile incremento di asma e allergie, di altre malattie e mortalità legate al caldo, e di infortuni, traumi psichici, malattie e decessi causati dagli eventi estremi. Ovviamente i rimedi per contrastare questa tendenza devono essere trovati a livello globale, ma a livello locale un aumento degli spazi alberati urbani potrebbe consentire una mitigazione di questi rischi. Occorre ridisegnare le città creando quartieri privi di traffico e strade a 30 km all’ora, incentivando la ciclopedonalità, e potenziare l’educazione ambientale anche nelle scuole.
Povertà minorile
La povertà minorile rimane poi la grande sfida da affrontare: i minorenni in condizioni di povertà assoluta, complice lo scenario pandemico e le relative conseguenze sul piano sociale, secondo i dati pubblicati da ISTAT riferiti all’anno 2021, sono 1.382.000, pari al 14,2%. L’incremento di 10 punti percentuali in poco più di 10 anni, sottolinea i limiti del quadro di misure e interventi che si sono susseguiti, scontando un grave ritardo iniziale. Occorre un reale intervento organico e strutturale di contrasto alla povertà minorile che ne consideri la multidimensionalità e operi con una strategia multilivello, in grado di affiancare ai meri trasferimenti monetari, servizi e accompagnamento individualizzato, nella tutela del superiore interesse del minore. Nel 2021 il Gruppo CRC ha pubblicato la seconda edizione del Rapporto “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia – I dati regione per regione”, con l’intento di sollecitare le istituzioni allaraccolta puntuale di dati relativi alle persone di minore età essenziali per programmare interventi efficaci e sostenibili. Il tentativo è stato quello di sistematizzare i dati sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza disponibili su base regionale da fonti ufficiali. Il tema della raccolta dati permane infatti come criticità in quasi tutti i contesti analizzati nel 12°Rapporto CRC. Occorre quindi che le istituzioni prendano in carico il problema, partendo dal rendere operativi gli strumenti di raccolta già previsti.
Violenza e maltrattamento
Per quanto concerne l’ambito della violenza e maltrattamento la raccomandazione rivolta alle Istituzioni come Gruppo CRC è quella di raccogliere e rendere disponibili dati più puntuali sull’entità del maltrattamento all’infanzia nel Paese attraverso un monitoraggio periodico per poter meglio orientare le politiche di prevenzione e intervenire correggendo le disomogeneità territoriali nella presa in carico; così come non è più rinviabile la piena operatività della Banca Dati istituita presso l’Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, che dovrebbe assicurare la raccolta capillare e l’analisi dei dati nonchè restituire evidenze sulla specificità dell’abuso online (distinguendolo da altre forme di abuso), per un’ampia conoscenza del fenomeno in Italia e orientamento degli interventi.
Minorenni fuori dalla famiglia di origine
Anche per quanto riguarda i minorenni fuori dalla famiglia di origine c’è un’assenza di “visibilità”, declinata anche nella discordanza e incompletezza dei dati raccolti. L’ultima indagine campione risale ormai al 31.12.2016, il dato relativo al numero delle strutture di accoglienza disponibile risale al 31.12.2017, mentre l’analisi del Rapporto CRC si fonda sugli ultimi dati disponibili al 31.12.2019 (complessivamente i minorenni fuori famiglia sono 27.608 pari al 2,9 per mille rispetto alla popolazione di minore età presente in Italia), con le criticità già segnalate con particolare riferimento alla disomogeneità e all’incompletezza delle informazioni e dei dati raccolti nelle singole regioni, peraltro espressi non in termini assoluti, ma in valori percentuali. È quindi ancora più evidente la necessità e l’urgenza di raccogliere e analizzare dati con criteri uniformi, in modo sistematico e continuo, in tutte le Regioni tramite il sistema S.In. Ba. (Sistema informativo sulla cura e la protezione dei bambini e delle loro famiglie), in modo da avere chiaro e disponibile in tempo reale il numero, la tipologia e le caratteristiche di tutti i minorenni fuori famiglia d’origine, nel superiore interesse di tutti i soggetti di minore età.
Adozioni nazionali
In materia di adozioni nazionali, va evidenziato che, al di fuori del numero dei minorenni dichiarati adottabili e adottati, non sono censite altre notizie (età, condizioni psicofisiche, fratrie, etc.). Non si hanno neppure dati aggiornati sui minorenni dichiarati adottabili e non adottati, e non è ancora pienamente operativa, a distanza di 21 anni dalla data entro cui avrebbe dovuto essere attivata, la Banca Dati nazionale dei minorenni dichiarati adottabili e dei coniugi “aspiranti all’adozione nazionale e internazionale”. È dunque necessario prospettare un ripensamento su come la Banca stessa è stata progettata.
Minori con disabilità
Altro annoso problema evidenziato nel Rapporto CRC è quello della mancanza di dati quantitativi e qualitativi delle persone di minore età con disabilità, in particolare nella fascia 0-5, già oggetto di raccomandazione aspetto su cui l’Italia era già stata attenzionata da parte del Comitato ONU sui Diritti dell’Infanzia nel 2019.
Ascolto di ragazzi e ragazze
Qualcosa sta cambiando invece rispetto all’ascolto e partecipazione dei ragazzi e delle ragazze: se in occasione della pandemia fu denunciato come la voce diretta dei protagonisti non avesse avuto spazi di ascolto strutturato da parte delle istituzioni, si può notare con soddisfazione come sia a livello europeo che a livello italiano, si siano intensificate le occasioni, soprattutto istituzionali, di coinvolgimento dei ragazzi e delle ragazze, che seppur rispondenti a diversi “gradini della scala della partecipazione” proposta da Roger Hart, sono sicuramente un segnale di come si sia finalmente iniziato ad attuare e stabilizzare l’esercizio del diritto riconosciuto dall’art. 12 della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. A titolo di esempio, per la prima volta, nell’iter d’adozione del 5° Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva è stata prevista la consultazione di ragazzi e ragazze. Così come importante è l’attenzione data allo studente con disabilità nella co-costruzione del proprio piano educativo individualizzato nel percorso di inclusione scolastica a seguito del Dlgs n. 96/2019 e dell’emanazione delle linee guida per la redazione del suddetto piano, in ossequio al principio di autodeterminazione indicato anche nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
Cittadinanza per minorenni stranieri
Nel corso degli anni e delle legislature non è invece ancora riuscito ad arrivare a conclusione l’iter per la riforma della Legge 91/92 che faciliti l’acquisto della cittadinanza italiana per i minorenni di origine straniera. La recente proposta di testo unico presentata alla Camera dei Deputati, accolta con favore in termini di ripresa del dibattito parlamentare rispetto ad una riforma considerata non più procrastinabile, seppur suscettibile di miglioramento, come ribadito dagli stessi ragazzi di Seconda generazione e da diverse Organizzazioni della società civile, rappresenta un’opportunità per superare le discriminazioni esistenti nell’ordinamento e garantire ai ragazzi di Seconda Generazione eguali diritti, per questo nel Rapporto CRC se ne auspica l’adozione.
Educazione
Rispetto all’educazione, oltre alle preoccupazioni legate agli effetti della pandemia da Covid-19 sul learning loss e sulla salute mentale dei bambini e degli adolescenti, il tema prioritario trasversale all’analisi svolta nel Rapporto è quello relativo al consolidamento della qualità del sistema educativo e scolastico sotto il duplice versante della formazione del personale scolastico e della raccolta sistematica di dati. In particolare preoccupa l’attuale carenza di personale docente nelle scuole dell’infanzia, soprattutto nelle Regioni del Centro-Nord, dovuta anche alla differenziazione dei percorsi formativi universitari e dei relativi curricula per gli educatori dei servizi educativi prima infanzia e per i docenti della scuola infanzia. Ma c’è anche il tema della necessità di formazione iniziale e permanente degli insegnanti, in particolare nelle scuole secondarie per l’insegnamento dell’educazione civica, che pone la preoccupazione sul reale contributo della Legge 92/2019 anche considerato che non sono stati delineati gli obiettivi e il profilo delle competenze necessario, e permane il gap formativo esistente nei docenti. Rispetto alla raccolta di dati permane la necessità di garantire sia l’aggiornamento periodico dell’Anagrafe nazionale dell’Edilizia Scolastica con l’inserimento progressivo dei nidi e altri servizi educativi per l’infanzia sia l’attivazione del Sistema informativo nazionale dei servizi educativi per l’infanzia che con l’Anagrafe dei bambini delle scuole dell’infanzia statali e paritarie andrà a comporre l’Anagrafe nazionale per il Sistema integrato zerosei.
Educazione all’affettività
Altro tema che il Gruppo CRC segue da anni e che è evidenziato nel Rapporto, è quello relativo all’educazione all’affettività che prevede di introdurre in tutte le scuole di ogni ordine e grado programmi di educazione all’affettività e al rispetto delle diversità, necessari per rafforzare le competenze affettive e relazionali, educare alla parità di genere e alla prevenzione della violenza. L’Italia inoltre, avendo ratificato la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, che mira al riconoscimento degli stereotipi di genere che ne possono essere i precursori e al contrasto alle influenze sociali, culturali, educative che la legittimano, si è impegnata a promuovere il superamento degli stereotipi attraverso un’educazione di genere sia nei programmi scolastici che nei contesti di istruzione non formale.
Salute
Per quanto concerne la salute delle persone di minore età, ha iniziato a manifestarsi nella sua piena complessità il fenomeno del dilagante disagio adolescenziale con manifestazioni psicopatologiche e psichiatriche acute, gravi dal punto di vista delle condotte e diffuse dal punto di vista epidemiologico. All’aumentato bisogno di cura in una cronica disattenzione nel prevenire e ridurre l’insorgere dei disturbi mentali nel corso dell’età evolutiva, è corrisposto una risposta inadeguata, inefficace e differente a livello territoriale da parte dei servizi preposti. Solo un terzo dei circa 2 milioni di minorenni con un disturbo neuropsichiatrico riescono ad accedere ad un servizio territoriale di neuropsichiatria e solo la metà di questi ottengono risposte terapeutico-riabilitative appropriate con ampia disomogeneità tra le regioni. Anche in questo ambito tuttavia si denuncia la perdurante mancanza di un sistema informativo nazionale per la salute mentale delle persone di minore età che rende difficile analizzare le attività territoriali e gli andamenti regionali. In particolare mancano le strutture semiresidenziali terapeutiche, e nei servizi territoriali spesso non sono previste e adeguatamente presenti tutte le figure multidisciplinari necessarie. Diventa ancor più urgente promuovere iniziative volte a favorire il benessere psicofisico e la salute mentale dei bambini e degli adolescenti in tutti i contesti di vita, con la consapevolezza quindi che la previsione di un fondo per il sostegno psicologico nelle Scuole sia solo un primo, per quanto fondamentale, passo. L’attivazione di percorsi diagnostico-terapeutici e di strategie di promozione della salute mentale basati sulle evidenze e valutati in termini di efficacia (outcome) neccessita infatti di adeguati investimenti (economici e umani), ma anche di strategie diffuse e condivise nell’intera comunità, così da riportare bambini e adolescenti al centro dell’attenzione educativa, scolastica, sociale e sanitaria.
Partendo dall’analisi pubblicata sui consultori familiari a 40 anni dalla loro istituzione, che mette in luce la grande disomogeneità nella distribuzione territoriale, così come la diversa rappresentazione delle figure professionali presenti, nonché la differente offerta dei servizi, emerge chiaramente come sia necessario un loro rafforzamento e attualizzazione affinché siano effettivamente un punto di snodo fra servizi sanitari e sociali-educativi con équipe multi professionali, rivolti anche alle nuove famiglie, attenti alla medicina di genere e alla intercettazione precoce dei rischi e delle vulnerabilità. Una risorsa fondamentale per i diversi cicli della vita familiare: gravidanza, percorso nascita, incontro per adozione e affido, adolescenza e salute riproduttiva, menopausa. Il PNRR prevede forti investimenti per la riorganizzazione dei servizi territoriali di prossimità (per esempio la creazione delle Case della Comunità), è quindi auspicabile che anche i consultori familiari trovino un’adeguata e appropriata collocazione nella rete.
Ci sono quindi tutti i presupposti affinché questo momento storico, che ha messo a nudo le fragilità dei sistemi di promozione e protezione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, soprattutto per i bambini più vulnerabili, sia colto come un’occasione per ripensare le politiche dell’infanzia e dell’adolescenza, mettendo a sistema e garantendo una governance efficace rispetto alle priorità identificate nei recenti Piani adottati e le risorse rese disponibili a livello europeo e nazionale.
Il Gruppo CRC si è costituito nel dicembre 2000 con l’obiettivo prioritario di preparare il Rapporto sull’attuazione della Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Convention on the Rights of the Child – CRC) in Italia, supplementare a quello presentato dal Governo italiano, da sottoporre al Comitato ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza presso l’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. Da allora il network redige regolarmente Rapporti di aggiornamento annuali e periodici.
La denominazione “Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza” deriva dalla traduzione italiana di NGO Group for the CRC (ora Child Rights Connect), un network, con sede a Ginevra, che si è costituito nel 1983 nella fase di elaborazione della CRC ed ha avuto un ruolo molto importante nel processo di redazione della CRC. Il Gruppo CRC ha fatto parte di tale rete che ha come obiettivo quello di facilitare la promozione, l’implementazione e il monitoraggio della CRC in particolare facilitando la partecipazione delle Coalizioni nazionali di ONG nazionali alle Sessioni del Comitato ONU (*fonte Gruppo CRC).
Si ricorda che la sigla CRC si riferisce alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza siglata il 20/11/1989. La Carta riconosce formalmente i diritti di questi bambini – alla sopravvivenza, allo sviluppo, alla protezione e alla partecipazione – in particolare il diritto alla non discriminazione e alla continuità del legame affettivo con il proprio genitore in attuazione degli artt. 3 e 9 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. La ratifica della Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia è avvenuta il 27 maggio 1991 con la Legge 176/1991.
Bambinisenzasbarre Bambinisenzasbarre ha collaborato alla redazione della sezione 2 (Figli di genitori detenuti) del Capitolo V (Ambiente Familiaree Misure Alternative)
La Sezione 2 si apre illustrando la situazione nelle carceri post pandemia: “Il legame genitori detenuti-figli, messo a dura prova negli ultimi anni segnati dalla pandemia, ha visto un progressivo ritorno alla normalità soprattutto a partire dalla seconda metà del 2022, grazie all’attenuarsi delle norme anti Covid-19 e alla conseguente possibilità per i bambini di rientrare all’interno degli istituti penitenziari per incontrare il genitore detenuto. I bambini, tuttavia, abituati ad avere contatti quasi solo da remoto con il genitore detenuto, si sono trovati a dover sperimentare un nuovo impatto con l’istituzione carceraria, elemento di potenziale traumaticità in una relazione genitoriale già complessa e minata da una rinnovata distanza dovuta alla pandemia. Questo nuovo incontro-scontro con il carcere, ha fatto emergere ancora di più l’importanza di avere dei luoghi ad hoc per i minorenni, operatori specializzati ed agenti sensibilizzati e formati che accolgano famiglie e bambini nelle loro fatiche e difficoltà. Su questa linea si è rivelato cruciale investire sulla sensibilizzazione della polizia penitenziaria sul tema dell’ingresso dei bambini e delle bambine in carcere, così come previsto dall’Art. 4 della “Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti”. Un miglioramento da questo punto di vista è stato possibile grazie ad un programma nazionale di formazione realizzato da una delle associazioni del Gruppo CRC: attraverso un primo ciclo di incontri da aprile a novembre 2022 e un secondo ciclo di follow up, da gennaio a giugno 2023, sono stati raggiunti gli Uffici Colloqui di quasi tutte le carceri del territorio nazionale, per un totale di 228 operatori penitenziari.”
La sezione “Figli di genitori detenuti” conclude: “Si fa presente che l’assegnazione di fondi tramite bandi regionali crea criticità e disomogeneità nell’interpretazione dei parametri che identificano le strutture idonee e delega alle Regioni la scelta degli enti che rientrano nelle categorie previste. In particolar modo risulta poco chiara la distinzione tra casa-famiglia e casa-famiglia protetta, quest’ultima destinataria ufficiale dei fondi. È infatti la situazione penale delle madri a indirizzare la scelta del Magistrato di Sorveglianza verso una soluzione più securitaria (case-famiglia protette), piuttosto che ampliare la platea di opzioni includendo anche le case-famiglia. A tal proposito in Italia esistono già le ICAM, istituti a custodia attenuata per madri detenute, che si avvicinano quanto più possibile ad un ambiente rispondente alle esigenze dei bambini e delle bambine garantendo programmi educativi personalizzati, volti alla frequentazione scolastica, alla creazione e/o mantenimento di rapporti sociali sul territorio e alla frequentazione di luoghi ricreativi e di aggregazione, pur rimanendo istituzioni detentive. A questo proposito si rimanda all’ Articolo 7 della Carta, in cui sono riassunti gli obiettivi sopra citati e che riporta in premessa il macro obiettivo di evitare la permanenza dei bambini in carcere e invita le Parti, nei propri ambiti di competenza, ad adoperarsi affinché i bambini che vivono con i genitori in una struttura detentiva abbiano libero accesso alle aree all’aperto; siano attuate procedure e accordi con ONG affinché i bambini abbiano libero accesso al mondo esterno; i bambini frequentino asili nido e scuole all’esterno, assicurandone l’accompagnamento. Si segnala la Proposta di Legge A.C. 2298, “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e alla legge 21 aprile 2011, n. 62, in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori” assegnata alla Commissione Giustizia della Camera ed approvata in Assemblea il 30 maggio 202220, per poi passare al Senato (A.S. 2635)21. Ripresentata alla Camera A.C. 103 ha dovuto confrontarsi con una serie di emendamenti che ne avrebbero snaturato la natura e che quindi hanno portato al suo ritiro, il 23 marzo 2023.”
Il 13° Rapporto CRC in sintesi
Il 13° Rapporto CRC presenta un approfondimento tematico rispetto ai singoli diritti, una visione globale della condizione dell’infanzia e adolescenza in Italia e le criticità da affrontare proponendo puntuali raccomandazioni.
Per costruire risposte efficaci occorre avere uno sguardo d’insieme, a partire dalle risorse destinate all’infanzia e all’adolescenza, di cui invece non è possibile avere un monitoraggio puntuale perché sono ripartite tra differenti amministrazioni e fondi. Una visione completa manca anche rispetto ai dati perché il sistema di raccolta dati sulle persone di minore età è incompleto e frammentato, e spesso non permette la confrontabilità dei dati raccolti tra le differenti Regioni.
Garantire accesso a un’informazione chiara, sicura e rispettosa
Tra le prime tematiche affrontate nel Rapporto c’è l’importanza di garantire l’accesso ad un’informazione chiara, sicura e rispettosa che rappresenta un diritto fondamentale per bambini, bambine e adolescenti, che oggi si informano principalmente attraverso la rete e in particolar modo usando i social media. La società digitale si caratterizza però per una sovrabbondanza di informazioni, spesso contraddittorie generando riferimenti confusi e confusivi. Diventa quindi determinante l’acquisizione di un’adeguata competenza digitale e norme di regolamentazione degli ambienti digitali che creino le condizioni affinché l’esposizione a rischi diffusi venga minimizzata.
Importante anche sensibilizzare i genitori, tanto più che l’esposizione ai dispositivi digitali interessa anche i bambini piccolissimi nonostante i danni di tale esposizione sullo sviluppo psicofisico siano noti: il 22,1% dei bambini di 2-5 mesi di vita passa del tempo davanti a TV, computer, tablet o telefoni cellulari; i tempi aumentano fino ad arrivare ad almeno 1-2 ore al giorno di esposizione a 11-15 mesi di età.
Supporto alla genitorialità e alle famiglie
Il supporto alla genitorialità ed il sostegno non solo economico alle famiglie sono cruciali, passando da una logica riparativa rivolta a famiglie che già hanno incontrato difficoltà ad interventi preventivi a carattere universale, attraverso il coinvolgimento attivo dei genitori, fin da prima della nascita e con particolare attenzione ai primi 1000 giorni, attraverso la collaborazione di più settori. Va previsto un sistema fatto di azioni di accompagnamento diversificate e di diversa intensità, offerte da presidi territoriali, dai consultori, ai centri per le famiglie, agli spazi gioco per bambini dei quali è importante valorizzare il lavoro multidisciplinare e multi-agenzia..
Povertà minorile
I minorenni in condizione di povertà assoluta sono 1 milione 269 mila, l’incidenza più alta tra la popolazione (13,4% a fronte di una media nazionale del 9,7% e del 6,3% per gli over 65). Ma ci sono anche altri aspetti da considerare: la povertà alimentare (nel 2021, il 5,2% dei giovani tra 1 e 15 anni non consumava un pasto proteico al giorno), la povertà abitativa (nel 2021 sono state censite 12.793 persone di minore età “senza tetto” e “senza fissa dimora, mentre il 7,5% dei minorenni sempre nel 2021 vive in condizioni di grave deprivazione abitativa), e poi la povertà educativa che riguarda non solo le condizioni materiali di accesso, ma anche il livello di opportunità di crescita e formazione.
Minorenni fuori dalle famiglie d’origine
I minorenni fuori dalla famiglia d’origine a fine 2020 erano complessivamente 26.223 pari al 2,8 per mille rispetto alla popolazione di minore età presente in Italia nello stesso periodo. Non sono disponibili dati più aggiornati in quanto permane la lacuna informativa più volte evidenziate in questi anni. Il sistema dell’accoglienza residenziale evidenzia una situazione di crisi rispetto alla tenuta complessiva, che richiede un’attenta riflessione e investimento di risorse economiche per evitare il rischio di progressiva dismissione in un contesto di evidente crescita del disagio minorile. In tale quadro va compresa anche l’urgenza del processo di integrazione sociosanitaria e si evidenzia la carenza di educatori professionali e di operatori sociali in genere.
Anche se l’Italia continua ad essere il secondo Paese al mondo per numero di bambini accolti in adozione internazionale, nel 2022 sono stati adottati 698 bambini di origine straniera (erano 2825 nel 2013 e 1394 nel 2018), con una durata media del percorso delle coppie che hanno adottato di poco più di 52 mesi. Il contesto delle adozioni internazionali, così ridimensionato nei numeri e così cambiato rispetto ai bisogni dei bambini adottabili, configura la necessità di una riforma.
Abuso e maltrattamento
In Italia continua a mancare una raccolta epidemiologica puntuale su abuso e maltrattamento sui minorenni. I dati invece disponibili mettono in luce un fenomeno preoccupante rispetto alle uccisioni di persone di minore età all’interno delle famiglie: dal 2010 a oggi in Italia sono stati commessi 268 figlicidi, una media di quasi uno ogni due settimane. Non ci sono informazioni aggiornate sugli orfani di femminicidio, ma nel 2020 si stimava che in Italia il totale ammontasse a circa 2.000 tra minorenni e maggiorenni. Rispetto alla violenza assistita si sa che tra le donne che hanno subito violenza, il 61,6% aveva figli/e, che nel 72,2% dei casi hanno assistito e nel 19,7% l’hanno subita.
Negli ultimi anni si assiste ad una diversificazione e all’emersione di nuovi fenomeni connessi all’abuso sessuale online: la diffusione di materiale pedopornografico prodotto artificialmente per rappresentare persone minorenni coinvolte in attività sessuali e/o in modo sessualizzato; la presenza di persone di minore età tra gli autori di forme di abuso sessuale online (cosi ad esempio rispetto ai casi di detenzione e diffusione online di pedopornografia nel 2022 sono stati 150 i ragazzi segnalati all’Autorità Giudiziaria come autori di reati gravi); la forma di ricatto online definita “sextortion” con un crescente coinvolgimento di bambini e ragazzi maschi (nel 2022 sono stati trattati 132 casi, la maggior parte dei quali nella fascia 14-17 anni). Si conferma invece la tendenza in atto di un importante numero di casi di adescamento online: 430 nel 2022.
Rispetto al tema delle punizioni corporali una recentissima sentenza della Cassazione Penale del giugno 2023 riafferma ancora una volta come condotte connotate da modalità aggressive siano incompatibili con l’esercizio lecito del potere correttivo ed educativo e che questo non debba mai ed in alcun modo compromettere l’armonico sviluppo della personalità del minorenne. Tuttavia, non è ancora stata avviato l’iter per una riforma normativa che vieti espressamente ogni possibilità di punizione corporale e violenta anche in ambito familiare.
Gli stereotipi di genere iniziano a radicarsi molto presto e pervadono ogni ambito della vita. Gli studi evidenziano come i condizionamenti subiti sin dall’infanzia frenano bambine e ragazze dallo scoprire, coltivare e perseguire le proprie aspirazioni in un campo considerato maschile (cosiddetto dream gap). Per prevenire forme di violenza di genere e abusi sessuali occorre diffondere un’educazione alla sessualità e all’affettività rispettosa dell’altro/a, basata sul riconoscimento e sulla decodifica delle proprie emozioni e di quelle degli altri/e, del proprio e dell’altrui consenso, capace di accompagnare bambini e bambine, ragazzi e ragazze nel libero sviluppo della propria identità. Inoltre, educare i bambini e le bambine al rispetto delle differenze significa decostruire stereotipi, ruoli, norme che contribuiscono a legittimare le disuguaglianze di genere.
Crisi climatica
La crisi climatica attuale è strettamente connessa alla situazione dell’ambiente di vita dei bambini e ragazzi che vivono in Italia, caratterizzata da un inquinamento atmosferico di gran lunga superiore ai limiti suggeriti dall’OMS: il 77,4% delle misurazioni effettuate nelle città italiane superano i livelli tollerabili. Le temperature elevate estreme stanno diventando sempre più frequenti, con un numero sempre maggiore di giornate a rischio per calore estremo: nel 2020 sono stati esposti ad un’alta frequenza di ondate di calore 6,1 milioni di bambini. A ciò si aggiunge anche la riduzione degli spazi verdi e alberati all’interno delle città italiane. Del resto secondo un recente sondaggio il 48,3% di ragazze e ragazzi tra 12 e 18 anni è preoccupato per i cambiamenti climatici.
Salute
Il progressivo ridursi degli organici e delle competenze specialistiche pediatriche costringe bambine, bambini e adolescenti ad un sempre più frequente riferimento agli specialisti dell’area medica dell’adulto e le organizzazioni sanitarie a ricorrere alle cooperative di pediatri che prestano la loro opera “a gettone” per scongiurare, di fatto, la chiusura di molti reparti di pediatria. Al 1° gennaio 2022, quasi il 17% della popolazione di età 6-13 anni è già assegnata ad un Medico di medicina generale. Oltre il 25% dei bambini tra 0-17 anni viene ricoverato in reparti per adulti e l’85% dei degenti tra 15 e 17 anni è gestito in condizioni di promiscuità con pazienti adulti e anziani e da personale non specializzato nell’assistenza ai soggetti in età evolutiva. Tutto questo a fronte di un aumento esponenziale di bambini con patologie croniche complesse. Rispetto ai territori, persiste la frammentazione fra servizi dedicati all’età evolutiva, spesso afferenti a Dipartimenti diversi e localizzati in sedi differenti o distanti fra loro. Diventa quindi importante cogliere l’opportunità delle Case della Comunità come interlocutore territoriale in continuità con i servizi ospedalieri.
Nell’ultimo decennio è raddoppiato il numero di utenti minorenni che si rivolgono ai servizi di NPIA, ma su cento ragazzi con disturbi neuropsichiatrici, solo trenta ottengono risposte terapeutiche e riabilitative. La situazione si è ulteriormente aggravata dopo la pandemia, con un aumento dei tassi di ricovero pur nella carenza di posti letto, che nei reparti di neuropsichiatria infantile nel 2019 erano 394. La perdurante mancanza di un sistema informativo nazionale per la salute mentale delle persone di minore età rende difficile poter analizzare le attività territoriali e gli andamenti regionali. Permane la grave disomogeneità nell’organizzazione della rete dei servizi di NPIA nelle diverse regioni italiane, che determina disomogeneità nei percorsi e rende complesso garantire equità di risposte. Si rileva anche un incremento dei disturbi del comportamento alimentare (Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione – DNA), in particolare per le ragazze di 15-19 anni. La dipendenza da tecnologie digitali da parte di bambini e adolescenti sino al rifiuto della vita sociale o scolastica è in aumento così come la richiesta da parte dei genitori ai professionisti della salute mentale. Al 2022, l’autopercezione di essere Hikikomori, ovvero la percezione di essere una persona che evita il coinvolgimento sociale, non frequenta quasi più del tutto alcun amico e passa la maggior parte del tempo davanti a un monitor, isolato nella propria camera o abitazione, equivale a circa 38mila studenti compresi tra i 15 e i 19 anni.
Educazione
Con il D.lgs. 65/2017 è stato istituito il Sistema integrato di educazione e istruzione dalla nascita ai sei anni, che comprende i servizi educativi per l’infanzia e le scuole per l’infanzia riconoscendo il carattere unitario del percorso educativo in questi anni. L’offerta di servizi educativi per l’infanzia si attesta sul 27,2%, con un lieve incremento rispetto all’anno precedente, ma non raggiunge ancora l’obiettivo previsto del 33% di copertura sulla popolazione sotto i tre anni, né tantomeno quello del 45% auspicato dalle più recenti indicazioni Europee.
Un giovane su dieci in Italia abbandona precocemente gli studi, dato che evidenzia come la dispersione scolastico-formativa nel nostro paese sia una questione di assoluto rilievo soprattutto in quanto fattore determinante nel produrre le diseguaglianze sociali, economiche territoriali, educative, culturali). Nonostante i progressi i cosiddetti ELET (Early Leavers from Education and Training) sono il 12,7% nel 2021 (erano 25,9%, nel 2001), una quota tra le più alte in Europa. Il quadro si arricchisce ulteriormente con i dati relativi alla cosiddetta “dispersione implicita o nascosta”, fenomeno che riguarda i giovani che, pur concludendo il ciclo scolastico non raggiungono i livelli di competenza previsti al termine del percorso di studi, che erano l’8,7%. nel 2023. Nelle scuole medie, 3 studenti su 5 hanno una preparazione soddisfacente, mentre alle scuole superiori il 50% è carente in matematica e il 49% in italiano. Nonostante la riduzione progressiva di alunni e sezioni/classi le classi sovraffollate, quelle cioè con più di 27 alunni, sono aumentate nell’anno scolastico 2022/23 (5.755 rispetto alle 5.543 dell’anno precedente).
Nell’anno scolastico 2021/2022, frequentavano le scuole italiane 872.360 iscritti stranieri (10,6% del totale della popolazione scolastica, percentuale significativamente superata in quasi tutte le regioni del Nord), di cui 67,5%, nati in Italia (83,1% nella scuola dell’infanzia, e 73,6% in quella primaria). La seconda generazione si conferma così la componente scolastica più giovane e destinata nei prossimi anni ad aumentare nelle scuole superiori, ma continua a rimanere esclusa dalla cittadinanza italiana visto che resta incompiuto il processo di riforma della Legge 91/1992 in maniera che faciliti l’acquisto della cittadinanza italiana per i minorenni di origine straniera.
La scuola rappresenta uno dei fondamentali contesti in cui sviluppare e orientare il percorso di crescita delle persone di minore età con disabilità e approntare le azioni atte a prevenire o rimuovere le condizioni che determinano una situazione di svantaggio, di discriminazione o minori opportunità. Rispetto alle risorse didattiche, ci sono criticità sulla formazione, sul ruolo e sulla continuità nella presenza del docente di sostegno nonché sui tempi di assegnazione alle classi: per il 40% degli alunni l’insegnante di sostegno è cambiato nel passaggio da un anno scolastico all’altro e nel 10% dei casi ciò è avvenuto nello stesso a.s. Rispetto agli Assistenti all’autonomia e alla comunicazione non vi è uniformità dei profili sul territorio nazionale e ciò determina la carenza di personale con competenze specifiche. Il 70% delle scuole non sono poi accessibili, solo il 24% degli alunni nella scuola primaria e il 40% degli alunni negli altri gradi di scuola partecipa alle gite scolastiche.
La situazione dell’edilizia scolastica complessivamente appare ancora molto critica, come tratteggiata dall’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica: su 40.133 edifici scolastici solo il 39% è in possesso del certificato di agibilità ed il 56% del collaudo statico, mentre sono stati progettati, migliorati e adeguati alla normativa antisismica solo il 17% degli edifici, nonostante il 43% di essi insista in zone ad elevata sismicità.
Il fenomeno del bullismo è ancora diffuso e coinvolge un numero significativo di studenti. Il 25,3% degli studenti/esse delle scuole superiori ha dichiarato di essere stato vittima di bullismo da parte dei propri compagni (il 21% occasionalmente e il 4,3% in modo sistematico). Rispetto al bullismo basato sui pregiudizi, il 7,8% ha subito bullismo di tipo omofobico, mentre il 6,4% a causa di una disabilità.
Sport e tempo libero
Evidenze scientifiche dimostrano i benefici dello sport per le persone di minore età, non solo nella prevenzione di alcune patologie, ma anche come valido strumento per combattere le disuguaglianze sociali, poiché aiuta la socializzazione e migliora l’empowerment personale e la vita di chi lo pratica. Eppure, circa 1 bambino su 5 nell’età compresa fra i 6 e i 10 anni non pratica sport e nel 30% dei casi le ragioni sono di tipo economico. Già dopo la scuola primaria i bambini cominciano ad allontanarsi dalla pratica sportiva continuativa e aumenta il numero dei giovani sedentari, e permane l’annoso problema dell’abbandono sportivo in età precoce e soprattutto nel periodo dell’adolescenza, in cui questa attività viene spesso considerata la più sacrificabile della propria routine settimanale. Tra le motivazioni l’alto livello di stress di un’attività eccessivamente impegnativa in quanto improntata sull’alta competitività. Il tempo libero è sempre più un tempo residuale, difficile da gestire in autonomia, se si esclude lo spazio virtuale on line che per molti bambini ed adolescenti è diventato il nuovo cortile. Tuttavia, tempo e gioco libero sono un’occasione unica per esercitare le life skills e mettersi alla prova nelle relazioni sociali.
Minori detenuti
I ragazzi detenuti negli Istituti Penali per Minorenni (IPM) a marzo 2023 erano 380 (di cui 178 di origine straniera), pari al 2,7% del totale dei ragazzi in carico ai servizi della giustizia minorile (14.198 alla stessa data). Dei detenuti 200 sono i giovani adulti tra i 18 e i 25 anni che hanno commesso il reato da minorenni.
Minori stranieri non accompagnati
Al 31 dicembre 2022 sono arrivati in Italia via mare 13.386 minori stranieri non accompagnati (MSNA), con un significativo aumento. Nessun dato analogo è invece disponibile rispetto agli arrivi dei minorenni alle frontiere terrestri, i quali risultano monitorati in rapporto alle segnalazioni dei minori presenti sul territorio, e quindi coloro che non sono stati presi in carico dal sistema sono completamente invisibili: tale circostanza dovrebbe rappresentare il punto di partenza di una necessaria riflessione e analisi del sistema di tutela e protezione dei minori. Alla stessa data risultano presenti sul territorio italiano 20.089 minori stranieri non accompagnati, di cui l’85,1 % è rappresentato da maschi.
Lavoro minorile
C’è una relazione allarmante tra lavoro minorile e dispersione scolastica. Il lavoro minorile prima dell’età legale consentita è tuttora ampiamente diffuso nel nostro Paese: si stima che 336 mila minorenni tra i 7 e i 15 anni (il 6,8% della popolazione di quella fascia di età) abbiano avuto esperienze di lavoro, continuative, saltuarie o occasionali. Questi giovani rischiano di andare ad accrescere il numero dei c.d. poor workers, con un inserimento precario nel mercato del lavoro, salari bassi, mansioni non qualificate, a scarso contenuto professionalizzante, oppure di vivere sospesi tra ricerca di lavoro e inattività, fuori da qualsivoglia percorso formativo. Nel 2022 i lavoratori di 15-17 anni sono stati 69.601, in forte aumento rispetto agli anni precedenti.
Il Gruppo CRC si è costituito nel dicembre 2000 con l’obiettivo prioritario di preparare il Rapporto sull’attuazione della Convenzione sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Convention on the Rights of the Child – CRC) in Italia, supplementare a quello presentato dal Governo italiano, da sottoporre al Comitato ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza presso l’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. Da allora il network redige regolarmente Rapporti di aggiornamento annuali e periodici.
La denominazione “Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza” deriva dalla traduzione italiana di NGO Group for the CRC (ora Child Rights Connect), un network, con sede a Ginevra, che si è costituito nel 1983 nella fase di elaborazione della CRC ed ha avuto un ruolo molto importante nel processo di redazione della CRC. Il Gruppo CRC ha fatto parte di tale rete che ha come obiettivo quello di facilitare la promozione, l’implementazione e il monitoraggio della CRC in particolare facilitando la partecipazione delle Coalizioni nazionali di ONG nazionali alle Sessioni del Comitato ONU (*fonte Gruppo CRC).
Si ricorda che la sigla CRC si riferisce alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza siglata il 20/11/1989. La Carta riconosce formalmente i diritti di questi bambini – alla sopravvivenza, allo sviluppo, alla protezione e alla partecipazione – in particolare il diritto alla non discriminazione e alla continuità del legame affettivo con il proprio genitore in attuazione degli artt. 3 e 9 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. La ratifica della Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia è avvenuta il 27 maggio 1991 con la Legge 176/1991.