Bambinisenzasbarre, con il progetto “L’infanzia che incontra il carcere: il colloquio riservato con papà”, della durata di 12 mesi (gennaio – dicembre 2023) riprende nelle carceri di Bollate e Opera con la sperimentazione di due interventi per rafforzare il rapporto genitore-figlio.
Il progetto, realizzato anche grazie al sostegno della Fondazione Cariplo, si pone l’obiettivo di tutelare i diritti dei bambini e dei ragazzi con genitore detenuto e di sostenere la genitorialità in carcere.
La sperimentazione, avviata nel 2019 a Milano e interrotta a causa della pandemia, prevede due azioni: il colloquio riservato figlio-genitore detenuto e il gruppo di parola o colloquio di gruppo.
I genitori non smettono di essere tali in carcere, al di là del reato commesso, e anche i figli continuano ad aver bisogno del papà, seppure detenuto.
Lo strumento del colloquio riservato genitore detenuto-figlio si dimostra efficace per potenziare la relazione genitoriale durante la detenzione, ma deve essere preparato prima. Per questo sono organizzati da Bambinisenzasbarre, in questa sperimentazione, i “Gruppi di parola”, dove i genitori detenuti possono confrontarsi tra di loro e preparare il colloquio riservato con il figlio, nonché confrontarsi dopo per rielaborare l’accaduto.
Il Colloquio riservato è un’azione che prevede incontri esclusivi tra genitore detenuto e figlio in cui la relazione si può esprimere senza la partecipazione-interferenza di altri parenti adulti solitamente presenti nei colloqui ordinari in carcere.
Il colloquio riservato è una modalità efficace per sostenere la relazione genitoriale ed è in grado di rispondere a pieno all’esigenza dei minori di stabilire una relazione diretta ed esclusiva non solo con il genitore con cui vive, ma anche con quello da cui è separato, assolvendo il compito di prevenzione sociale specifico di questo intervento.
Allo stesso modo, questo incontro esclusivo con il figlio, consente al genitore detenuto di riappropriarsi del ruolo genitoriale e di esercitare la responsabilità nei confronti dei propri figli, aspetti fondanti ma spesso difficili da mantenere durante la detenzione.
Durante Il colloquio riservato vengono svolte attività a misura di bambino come il disegno, attraverso cui i bambini entrano in contatto con le proprie emozioni e permette agli adulti di comprendere ciò che sta accadendo dentro di loro. Il gesto artistico-grafico diventa un linguaggio, un prezioso strumento di comunicazione con gli adulti che permette l’emersione di emozioni difficili da riconoscere e verbalizzare.
Disegnare insieme ai papà favorisce il processo di consapevolezza dei bambini, trasformando il carcere in un luogo maggiormente familiare, dove lasciare il proprio segno.
Allo stesso tempo, questa attività permette al genitore detenuto di aumentare la consapevolezza di sé, delle proprie risorse e delle capacità relazionali.
Figli e genitori sperimentano modalità comunicative e relazionali attraverso la creatività, il gioco, la scoperta di potenzialità, abilità e parti di sé poco conosciute: l’ascolto, il non giudizio, l’espressione dei vissuti.
La seconda azione è il Gruppo di parola, incontro periodico di gruppo con i genitori detenuti all’interno del carcere. È un momento di confronto tra genitori per affrontare e condividere difficoltà e momenti critici della loro condizione detentiva in relazione al tema della paternità/maternità.
Nel corso di questi incontri, i detenuti si confrontano e condividono le proprie esperienze ed emozioni con chi vive la stessa situazione. Il “Gruppo di parola” rappresenta inoltre un’occasione di informazione e formazione sulle questioni importanti e delicate riguardanti la paternità in carcere, durante il quale sono previsti momenti più strutturati con l’apporto di consulenti specialisti.
Progetto realizzato anche grazie al sostegno della Fondazione Cariplo